Don Alessio Saccomani

(* 28.11.1915  + 20.09.2005 )


Dal Giornale "L'ARENA" Cronaca del Basso Veronese (23 set 2005)
Dal Giornale "L'ARENA" Cronaca del Basso Veronese (23 set 2005)
Dal libro di Giobbe


Colloca gli umili in alto e gli afflitti solleva a prosperità.

Piccola cosa sarà la tua condizione di prima di fronte alla grandezza che avrà la futura.

Più del sole meridiano splenderà la tua vita, l’oscurità sarà per te come l’aurora.

Io vedrò Dio; i miei occhi lo contempleranno non da straniero.


‘Fin dall’infanzia ho ascoltato e seguito la voce del Signore.

“Ho vissuto con gioia la mia vocazione sacerdotale.

“Ho amato la mia gente come un fratello e come un padre.

“Ho sofferto la tragedia della guerra, ho perdonato i guardiani del lager. (*)

“Ho creduto in Dio e ho trasmesso la fede.

“Rendo grazie ed affido a Lui la vita che mi ha donato.


Vi saluto nel segno dell’amore, vi abbraccio, vi benedico.


Don Alessio 



(*) Tappe della mia Prigionia nei "Lager" Nazisti

Nel novembre del 1996 ricevetti da Don Alessio, un gradito omaggio; si trattava di un fascicolo di circa 70 fogli scritti a macchina, accompagnati da una dedica che riporto integralmente: "Al dott. Angelo Mancini  amico caro fin da quando era Angiolino, questo diario di uno scorcio realistico di vita sofferta, storia personale e non solo... Confidenzialmente e senza presunzione, per ricordare - Don Alessio".

Lessi con interesse il dattiloscritto, affascinato dalla serenità e dalla semplicità con le quali venivano narrati anche i momenti più difficili; leggendo ebbi la sensazione di vedere gli ambienti citati, percepire le situazioni, condividendo gli stati d’animo dell’autore, che mai inveiva contro i suoi aguzzini.

Pensai che l’opera meritasse di essere stampata; sentii in merito il Consiglio Direttivo, che all’unanimità approvò il progetto, assumendo a carico del Gruppo l’onere finanziario. La cosa più difficile fu poi convincere Don Alessio, che nelle sue intenzioni aveva battuto a macchina i suoi appunti (presi da un piccolo quaderno scritto a matita) solo per sé stesso e per pochi amici.

La pubblicazione del libro non è un atto di accusa, ma una ulteriore testimonianza, dopo oltre 50 anni, di una tragedia che ha coinvolto circa 700 mila soldati ed ufficiali italiani, fatti prigionieri dai tedeschi dopo l’armistizio del 1943, e rinchiusi nei lager in Germania; è una cronaca di eventi, forse noti a pochi, che per tutto il 1900, non hanno avuto dagli storici l’attenzione che meritavano, e che comunque non devono essere dimenticati.

Spero che il testo, pubblicato nel giugno 1997, sia entrato nelle case di tutti gli Alpini del Gruppo e di tutte le famiglie  di Calmasino, che avranno così potuto conoscere un aspetto poco conosciuto del "nostro parroco" e rendere un omaggio al “nostro cappellano”. Ringrazio anzitutto Don Alessio che  acconsentì alla pubblicazione; S.E. Mons. Amari, il Prof. P. Piasenti ed il Presidente F. Bonetti per le loro presentazioni; il nostro consigliere M. Pasini che collaborò  nella realizzazione del bozzetto a colori della copertina; e infine Paolo e Stefano per la passione e l’impegno nella cura dell'impaginazione e della stampa. (Angelo Mancini)

L'ONERE FINANZIARIO E' STATO INTERAMENTE SOSTENUTO DAL GRUPPO ALPINI DI CALMASINO, CHE FORNISCE GRATUITAMENTE UNA COPIA DEL LIBRO, A CHIUNQUE NE FACCIA RICHIESTA. Le offerte - libere - vengono devolute in opere benefiche.



In occasione dell'Assemblea Annuale del 1998 è stato donato a DON ALESSIO un nuovo Cappello Alpino

Il nuovo cappello è stato posto sul Capo di Don Alessio dal socio emerito Gen. C.A. Giorgio Donati.


DON ALESSIO SACCOMANI CAPPELLANO MILITARE IN GRECIA E NEI LAGER - CRONOLOGIA

PARTE PRIMA - MOBILITAZIONE E ATTIVITA’ DI CAPPELL MILITARE IN GRECIA
9 GIUGNO 1940: Ordinazione Sacerdotale.
10 GIUGNO 1940: Inizio della guerra per l’Italia.
SETTEMBRE 1940 - DICEMBRE 1942: Servizio come Vic. Coop. Cadeglioppi, fino alla mobilitazione nella vita militare.
28 DICEMBRE 1942: Presentazione al comando tappa di Chieti, mobilitato con destinazione: 493 Ospedale da Campo, PINEROLO. Itinerario: CHIETI - ROMA - MESTRE - DURAZZO - TIRANA - VALONA - GIANNINA - LEPANTO - ATENE - LAMIA (Grecia) (arrivo in febbraio 1943).
8 SETTEMBRE 1943: A LAMIA, ARMISTIZIO e RESA ai Tedeschi.
14 SETTEMBRE 1943: nei reticolati a LIANOCLADI (Grecia).
17 SETTEMBRE 1943: Partenza in treno su VAGONI BESTIAME dalla Grecia attraverso JUGOSLAVIA - BULGARIA - ROMANIA - UNGHERIA - AUSTRIA - GERMANIA (nella Prussia Orientale).


PARTE SECONDA - TAPPE DELLA MIA PRIGIONIA NEI LAGER NAZISTI
5 OTTOBRE 1943; Arrivo nel Lager 1 B - di HOHENSTEIN in Prussia Orientale, Immatricolato con il N 5590 - I B - I.M.I.(Internato Militare Italiano).
12 OTTOBRE 1943: Lager 333 - di BENIAMINOWO (Polonia).
19 NOVEMBRE 1943: Lager 307 - di DEBLIN IRENA (Polonia).
19 GENNAIO 1944: Lager XXI - di POSEN - POZNAM(Polonia).
9 FEBBRAIO 1944: Lager VI B - di MEPPEN - VERSEN (Westfalia).
7 MARZO 1944: Lager VI F - di BOCHKOLT (Westfalia).
14 MARZO 1944: ARBEITS-KOMMANDO n.1768 di RIESEMBECK in una fabbrica e fonderia.
5 - 6 - 7 MAGGIO 1944: Visita al lager 1733 - nell’ARBEITS-KOMMANDO di HOPSTEN-HEINHOF, presso un campo di aviazione.
29 AGOSTO 1944: ARBEITS-KOMMANDO di OSTENWALDE (Aereoporto militare).
20 OTTOBRE 1944: Lager VI D - di MÙNSTER (Westfalia).10 NOVEMBRE 1944: ARBEITS-KOMMANDO di OETMAR presso il contadino BRULAND, per tutti i lavori di stalla e campi.
30 MARZO 1945: ARRIVANO GLI AMERICANI (la sera del SABATO SANTO).
15 APRILE 1945: LIBERI nel campo di raccolta, A WARENDORF (Westfalia).
15 AGOSTO 1945: Partenza da WARENDORF, sosta a GELSENCKIRCKE e arrivo a BREGENZ (Austria) il 19 AGOSTO.
21 AGOSTO 1945: Arrivo a COMO, il 22 AGOSTO a VERONA e il
23 AGOSTO 1945: Arrivo a S. PIETRO DI MORUBIO, a CASA.

PRESENTAZIONE DI S. E. MONS. GIUSEPPE AMARI VESCOVO 

lI Santo Padre, Giovanni Paolo II, nel suo recente testo "Dono e mistero” testimonianza personale nel cinquantesimo del suo sacerdozio, scrive: “Il mio sacerdozio, già al suo nascere si è iscritto nel grande sacrificio di tanti uomini e donne della mia generazione”(p. 47) coinvolti dalla seconda grande guerra mondiale.
Anche di don Alessio Saccomani si può dire che il suo sacerdozio, già al suo nascere, è stato iscritto nella terribile pagina storica della stessa guerra.
E’ stato infatti ordinato sacerdote il 9 giugno 1940; il giorno dopo l’Italia entrava in guerra.
Dal 28 dicembre 1942 al 23 agosto 1945 passa - come cappellano militare - attraverso le atrocità del conflitto bellico e, fatto prigioniero, sopporta per ventidue mesi con fortezza d’animo e con il conforto del suo sacerdozio la prigionia dei lager, realtà che il Papa definisce “una sorta di apocalisse del nostro secolo".
Quei mesi di guerra e di prigionia sono narrati da don Alessio in questo suo diario.
Già alla prima lettura sono stato sorpreso dalla sua semplicità.
In questo diario, infatti, l’immensa e intensa sofferenza di quei mesi viene narrata con precisione e puntualità di dati geografici e cronologici, che arricchiti da molti particolari ben rievocati ed ordinati danno al racconto colore e calore.
Il pensiero scorre fermo e limpido anche di fronte a toccanti scene di dolore e di sofferenza; la stessa commozione non fa oscillare il racconto.
L’eroismo di quei mesi non ha l’esaltazione dei grandi gesti e delle parole solenni, ma è narrato in una trama che ha l’andamento semplice di una vicenda.
Una vicenda certo molto triste, dove tuttavia il dolore si esprime con discrezione, quasi con pudore, proprio come fanno le persone semplici e profonde che sanno vigilare e custodire in cuore l’intensità dei sentimenti, perché il loro animo è forte e hanno la capacità di portare il peso del sacrificio.
Il Papa afferma che la guerra l’ha introdotto sulla strada e nella dimensione del sacrificio che è "la verità più profonda ed essenziale del sacerdozio di Cristo"(p. 47).
Anche don Alessio nel suo diario ci dona questa testimonianza quando, ad esempio, scrive "Porto con me da quei campi una triste impressione e sofferenza repressa nel mio intimo: la miseria; e ne ho vista tanta! Non può lasciare indifferente né chi la vive, né chi la riscontra in altri.  Almeno per chi l’ha vissuta e per chi ha ancora un cuore, un po’ di sensibilità e la capacità di vedere nell’altro, specialmente se soffre, un fratello a cui deve comprensione, condivisione e amore" (pag.78) e ancora "Penso, come spesso mi capita; a quanto soffrirebbe mia mamma vedendomi e più ancora se potesse ascoltare quello che soffro nel mio cuore e che non posso confidare a nessuno fuorché al Signore e alla Madonna. La fotografia dei miei famigliari insieme all’immagine del Sacro Cuore mi consola e mi sembra che ognuno dei miei cari quasi mi sussurri qualche parola di conforto e di sostegno” (pag.98).
Questo è un diario da leggere perché, pur dall’angolo ristretto offerto dal racconto di don Alessio, si avverte chiara e nitida tutta la risonanza della grande tragedia della guerra e dei lager.
Un diario da leggere perché la memoria degli orrori del passato dev’essere una lezione incisiva e convincente per le generazioni di oggi.
Il ritorno sul filo della memoria a quegli eventi bellici non è certo per ravvivare piaghe e ferite inflitte a tutti i popoli dell’Europa, ma è una lezione severa di vita per impegnarci con tutte le forze verso la pace “Mantenere viva la memoria di guanto è accaduto è unesigenza non solo storica, ma morale. Non bisogna dimenticare. Non c ‘è futuro senza memoria. Non c’è pace senza memoria” (Messaggio di Giovanni Paolo II nel 50 anniversario della fine in Europa della seconda guerra mondiale, 8 maggio 1995).
A don Alessio manifesto con stima il mio compiacimento per il suo “Diario” e di cuore formulo l’augurio che queste pagine, vissute nel dolore, possano portare - soprattutto tra i giovani - frutti di riflessione, di impegno e di dedizione.
Marano di Valpolicella, 14 febbraio 1997
Festa dei Santi Cirillo e Metodio, Patroni d’Europa.
(Giuseppe Amari)

PREFAZIONE DEL SEN. PROF. PARIDE PIASENTI (Presidente dell’Associazione Nazionale Ex Internati (A.N.E.I.)

La sorte di don Alessio Saccomani, giovane Cappellano militare, riflette quella, drammatica, dei 700.000 soldati, sottufflciali, ufficiali, l’indomani dell’otto Settembre 1943.
Il suo racconto (a parte l’esordio veronese-greco) inizia infatti con la cattura a Lamia il 14 Settembre nell’ambito della gigantesca trappola tesa dai Tedeschi a tutte le Forze Armate lasciate allo sbando.
Un’odissea che inizia con un’interminabile viaggio attraverso i Balcani fino al primo campo di Hohenstein. Ma questa non è che la prima tappa; seguiranno Beniaminowo, poi Deblin (e a Deblin l’opzione della grande maggioranza degli ufficiali contro la R.S.l.), e poi... sarei tentato di scrivere qui tutti i nomi dei KZ e dei sottocampi con l’immancabile sfondo di fame, freddo, disagi d’ogni sorte; ma mi limiterò a rilevare come, in questo quadro avvilente, la figura del Cappellano militare emerga per costante dedizione, senso della dignità sacerdotale al di sopra delle innumerevoli miserie del Lager.
A lui fanno capo attese, speranze (le poche che restano), ricordi di vita “civile” trascorsa magari lontano dalla chiesa; ed ecco qui il punto di raccolta, la parola della fede e della costanza, in un raccontare piano e semplice, quasi di diario da affidare a pochi amici.
Non mancano pagine più avvilenti (il nostro don Alessio che diventa “bauer”, la vita infima in una fattoria), né altre più rasserenanti, in questo costante turbinio di viaggi e destinazioni imprevedibili.
Ma il sacerdote resta sé stesso, con il suo messaggio di fede e di bontà, attraverso le privazioni, i disagi dei viaggi, sempre più scalcinato e smagrito... fino all’Aprile del ‘45; la liberazione giunge anche in quel recesso, con i carri americani... ed infine, in Patria; dove l’accoglienza è ben diversa da quella che i reduci potevano sperare; da Chiasso a Como, via via fino a san Pietro di Morubio, irriconoscibile ma umanamente e soprannaturalmente integro.
Così don Alessio ha concluso la sua odissea. Ce l’ha narrata con infinita bontà e semplicità; e gliene siamo grati.
E’ una testimonianza fraterna, in cui si riflette una tragedia di Forze armate - e di popolo - che un’arida cifra riassume: non meno di cinquantamila morti; morti per non aver voluto “aderire”; morti lasciati sovente nell’ombra perché politicamente “non caratterizzati”; ma la caratteristica fu quella della dignità umana che vietò qualsiasi compromesso con la coscienza, e indicò la strada del reticolato e del sacrificio.
Marzo 1997
(Paride Piasenti)

PREFAZIONE DI FERDINANDO BONETTI  (Presidente della sezione A.N.A. di Verona)

Sono e sarò eternamente grato agli Alpini del gruppo di Calmasino della nostra Sezione, per aver voluto pubblicare un’opera che rappresenta uno scorcio realistico di vita sofferta, di una storia personale e non, scritta da un sacerdote e cappellano militare, don Alessio Saccomani. Sì cari Alpini di Calmasino, con questo gesto generoso vi inserite pienamente nel contesto associativo che si identifica nella solidarietà, nella fraternità e nell’amicizia.
L’evidenziare la figura dei Cappellani Militari rientra pienamente nei nostri scopi. Sacerdoti in grigioverde, ferventi di fede e di amor patrio, la loro missione non si limitò a soccorrere i feriti, a benedire i caduti e dar loro sepoltura; essi furono compagni indivisibili dei soldati nelle ore della battaglia e del sacrificio, nulla arrestava il cappellano nell’espletare il suo apostolato e tanto meno il fuoco nemico. Sempre sereno, instancabile e dovunque presente, Sacerdote soldato, seguiva i reparti più impegnati, raccogliendo i feriti là dove era il pericolo maggiore. Nei momenti critici, il Cappellano era sempre pronto a dire una calda parola di fede ed infondere, con la sua serenità, quella tranquillità di spirito tanto necessaria nei gravi frangenti.
Le pagine che pubblicate sono un diario, reso prezioso da testimonianze che lo documentano abbondantemente. Sono rapidi appunti, una serie di flash sulla vita di don Alessio Saccomani e sull’ambiente dove egli ha realizzato la sua triste esperienza umana e religiosa da prigioniero. Un vero manovale della Divina Provvidenza, quella Divina Provvidenza che ha guidato don Alessio, dal 1942 al 1945 sul fronte Greco e poi nei vari Lager: da Hohenstein a Beniaminowo, a Deblin-Irena, a Posen, a Bochkolt fino ad arrivare al campo di raccolta dei prigionieri liberati di Warendorf. Qui la sua vita e la sua missione illuminate dal grande ideale della carità evangelica, si sono progressivamente armonizzate e concentrate totalmente sui sofferenti, con i quali dideva la quotidianità del loro patimento e delle loro speranze.
Di cuore formulo l’augurio che questo libro trovi molti lettori difondendo così una testimonianza di vita, grazie anche agli Alpini di Calmasino.
(Ferdinando Bonetti)

LE RAGIONI, IL PERCHE’ DI QUESTO LIBRO (DON ALESSIO)

E’ il DIARIO di uno scorcio realistico di vita sofferta, storia personale e non solo.
L’ho tirato fuori ed ho accettato che venisse reso pubblico, senza presunzione alcuna, SOLO ADESSO, dopo più di cinquant’anni da all'ora, quando l’avevo scritto SOLO PER ME, nei momenti più duri della mia vita. Sinceramente mai ci avevo pensato prima. Mi hanno convinto a farlo il consiglio paternamente insistente di Mons. Giuseppe Amari, ora mio Vescovo emerito, e in seguito la volontà espressami dal Direttivo del mio Gruppo Alpini di Calmasino, di assumersene l’impegno e l’onere per la sua stampa.
Ora devo essere grato a loro se questo potrà servire, almeno un po’, PER FAR CONOSCERE E PER NON DIMENTICARE.
La prospettiva e l’auspicio di offrire una opportunità di raggiungere questo scopo, negli anziani e specialmente nei giovani, è il solo gratiificante motivo della nostra concorde decisione.
Don Alessio


RECENSIONE DAL PERIODICO DEL GRUPPO ALPINI DI LEGNAGO "DURI"

Che gli Alpini cento ne pensano ed altrettante ne fanno, è storia vecchia e consolidata, tanto che è di moda, ad uso e consumo. il proverbiale ricorrere agli Alpini quando c’è bisogno di dare una mano, e questo succede a tutti i quasi quattromila Gruppi A.N.A. d’Italia. Ma quello che hanno fatto non molto tempo fa gli Alpini di Calmasino, esula in modo eclatante dalla normalità per la finalità del loro intervento, e mi spiego andando in cronaca.

Il loro parroco Don Alessio Saccomani, già curato a Legnago negli anni cinquanta, va in pensione ed ufficialmente viene eletto loro cappellano ... e contemporaneamente scoprono che nel suo cassetto dorme un diario olografo della sua prigionia in Germania nel corso della seconda guerra mondiale. A fatica lo coinvolgono di pubblicarlo in una bella veste tipografica, e quindi divulgarlo, tutto a loro spese. organizzando varie serate splendide per la presentazione. E’ stato un successo, poiché il diario di don Alessio si distingue fra i tanti, perché narra le testimonianze dolorose di un cappellano militare, con infinita bontà e semplicità, in un peregrinare da un lager all’altro, vivendo una esperienza tragica in un miscuglio di orrore e solidarietà. Insomma un libro/diario che si legge volentieri e che deve essere caro ad ogni Alpino, e per quanti ne fossero ancora sprovvisti, li invito a darsi da fare per averlo a titolo gratuito, per quanto sono a conoscenza che è in corso la terza ristampa.

Ma, come dicevo all’inizio, è la finalità dell’operazione già di per se stessa onerosa, che ha fatto e fa onore agli Alpini di Calmasino, guidati daII’ottimo e gentile Capogruppo Angelo Mancini, per la magica e bellissima intuizione a completare l’intervento, elargendo tutte le libere offerte, al 100% in cambio del libro, alla Fondazione Pro Juvehtute di Don Gnocchi. Bhe, Credo che un gesto di così alto significato morale e di solidarietà alpina, meritava una citazione da incorniciare non solo su ‘IL MONTEBALDO”, ma anche su ‘L’ALPINO”, per quanto non sia mai troppo tardi e così, per intanto, modestamente. a far giustizia ci pensa il .,. DURI! ONORE AGLI ALPINI Dl CALMASINO. (givi)