Giovanni era un povero contadino analfabeta che abitava in un piccolo borgo di campagna: la Palù di Calmasino.
Per soddisfare le mire coloniali dell’Italia dell’epoca, a vent’anni fu chiamato alle armi. Dopo appena tre mesi di addestramento, partì per la Libia con il Battaglione Verona del VI° Alpini. Era anche lui a Ettangi, quando il "Verona" meritò la medaglia al valor militare per il coraggio dimostrato in battaglia. Dopo un anno, il reparto rientrò in Italia, ma Giovanni fu trasferito al Battaglione Feltre del VII° Reggimento, rimasto a combattere in Cirenaica con il corpo speciale comandato dal colonnello Antonio Cantore. Fu lì che conobbe un giovane sottotenente, coetaneo della classe 1892, di nome Luigi Reverberi (forse fu un segno del destino!).
Rimpatriato, fu trattenuto alle armi: la Libia era tutt'altro che pacificata, e in Europa soffiavano venti di guerra sempre più minacciosi.
Giovanni c’era anche quando, nel maggio del 1915, il "Val d'Adige" occupò il Monte Vignola. Forse partecipò anche alla conquista di Malga Zures, agli ordini di Cesare Battisti. Di certo, si batté in prima linea un anno dopo, quando il generale Conrad lanciò l’attacco al Monte Zugna con un intero corpo d’armata imperiale!
Con il suo battaglione, Giovanni era sempre presente: negli assalti alla cima del Rojte (Pasubio), nelle trincee del Cengio, del Cimone e della Bainsizza, sull’Isonzo.
Invece, non era a Caporetto, verso la fine del 1917, quando arrivò il secondo, devastante assalto austro-ungarico, stavolta con l’aiuto dei tedeschi. El Gioanin, quella volta, era di nuovo sul Monte Vignola, riportato lì dal suo comandante, il Capitano Luigi Reverberi, al comando del Battaglione Monte Antelao. Fu proprio Reverberi a promuoverlo caporale, poi caporale maggiore. Giovanni c’era ancora quando "l’Antelao" avanzò lungo l’Avisio fino a Passo Rolle.
La guerra finì, ma non il servizio. El Gioanin dovette restare in armi altri nove mesi. Fu promosso sergente – e ne andò fiero per tutta la vita: da allora, per tutti, fu il Sergente Giovanni Marai.
Finalmente arrivò il congedo, dopo sette anni trascorsi in territori dichiarati in stato di guerra. Gli diedero 300 lire (a spanne, circa 500 euro di oggi). In quei sette anni, aveva anche imparato a leggere e scrivere.
L'unica foto di Giovanni Marai (forse quarantenne) ed una ricostruzione artistica di "un vecchio alpino davanti ad una casermetta della Lessinia".