47° Pellegrinaggio (22 - 25 luglio 2010)


Il pellegrinaggio è stato dedicato al colonnello Fabrizio Battanta e al major Alfred Schatz. Nel giugno 1917 Battanta, allora sottotenente, fu protagonista della conquista del corno di Cavento. La vetta, fu riconquistata da Schatz, che comandava un plotone della 12° Gebirgskompanie, per tornare subito poi nella mani degli italiani. I due, pur combattendosi aspramente, si rispettavano ed ammiravano; Schatz, per quell'azione ottenne la medaglia d'oro al valore militare. Fabrizio Battanta ed Alfred Schatz si rincontrarono ed abbracciarono cinquantanni dopo, in occasione del pellegrinaggio del 1968. 

Abbiamo partecipato in sette veronesi, con i gagliardetti di Calmasino e Cavalcaselle; divisi su due colonne: in tre siamo stati inclusi nella colonna uno (Val Saviore, Val di Fumo, Caré Alto) e gli altri quattro nella colonna tre (Mandrone, Lobbia, Caré Alto).

Giovedì 22, partiamo con la colonna uno, e, parcheggiate le auto a Spiazzo, prendiamo il Bus per Valle di Saviore, via Tonale. E' prevista una sosta per il pranzo, ma a causa di problemi al raffreddamento motore, il viaggio dura ore, e all'arrivo in loc. La Rasega non si trovano più esercizi aperti. Fortunatamente provvede il presidente sezionale Giacomo Cappellini, sul posto per darci il benvenuto, che ci fa tempestivamente recapitare panini con formaggi e salumi del luogo. In programma c'è solo la salita al rifugio Lissone (2020), niente di particolare se non fosse per il caldo; si inizia con l'asfalto, cui segue un sentiero nella roccia totalmente esposto al sole, senza un filo d'aria. Partiamo alla spicciolata, ci ritroveremo a tavola.

Venerdì 23, dopo colazione formiamo la colonna: 27 alpini, 2 guide, 2 volontari del soccorso alpino e cinque militari tedeschi (che, pur percorrendo lo stesso itinerario, si muoveranno autonomamente); a condurci è Domenico (il gestore del rifugio). Il primo tratto in Val Adamé è una piacevole passeggiata. Lungo il sentiero troviamo una montagnola di pietre, che, vista la posizione non può essere una frana né un'eruzione. Domenico ci dice che sono il "carburante" della teleferica militare, vale a dire l'accumulo dei sassi, che inseriti nel carrello a monte, per la forza di gravità facevano salire il carrello a valle con i rifornimenti. Girando a destra cominciamo a salire verso Passo Porta (2809), che raggiungiamo dopo le 11.00. Ci concediamo una sosta per visitare quanto resta delle postazioni di guerra, e fotografare da vicino i numerosi stambecchi che sembrano quasi ignorare la nostra presenza.

Scendendo verso la Val di Fumo si alternano sole e pioggia, ma in prossimità del rifugio si scatena il diluvio. Perdipiù dovremo pernottare in tenda, su una leggerissima stuoia, inadatta perfino per sdraiarsi al sole, e due coperte. Manca l'illuminazione, mancano i servizi, in compenso l'acqua è abbondante, se non bastasse quella che scende dal cielo, a pochi metri c'è il Chiese, bello grosso; quando non piove più fuori, piove dentro a causa della condensa. Evidentemente qualcosa non ha funzionato. Da bravi alpini mugugniamo ma accettiamo tutto (potevano però avvertirci!). Come sapremo l'indomani, la colonna tre, diretta alle Lobbie, è colta in pieno dal temporale a metà del ghiacciaio.

Sabato 24, alle quattro del mattino, rifatto lo zaino al buio (gli indumenti bagnati non si sono asciugati, e quelli asciutti sono ora umidi), passiamo dal rifugio per la colazione e ricostituiamo la colonna, per incamminarci verso il Passo delle Vacche. Mi lascio alle spalle una località amena, dove si addensano tanti cari ricordi, relativi a recenti pellegrinaggi, e non solo. Raggiungiamo il passo (2872) verso le otto, la giornata è limpida, ammiriamo ad ovest il Pian di Neve e ad Est il nostro Montebaldo. Dopo una sosta cominciamo a scendere. Sul percorso troviamo una targa che ricorda dove, il 26 luglio 1945, si schiantarono cinque caccia inglesi e perirono i piloti.

Giungiamo al Caré Alto dopo le dieci; qui si congiungono tutte le colonne, ed arriva chi sale direttamente dalla Val di Borzago per la cerimonia. Prima della Messa, concelebrata dall'arcivescovo di Trento Luigi Bressan, nel suo intervento, il Presidente Nazionale ha ricordato che i pellegrinaggi "non devono essere un'abitudine". Non sono retorica, ma perpetuazione del ricordo, sull'altare della montagna che custodisce i nostri Caduti.

Dopo cena, a Spiazzo Rendena, il presidente nazionale si intrattiene amichevolmente con i numerosi alpini presenti, ritrovo anche il presidente camuno, ed approfitto per farmi fare una foto, che al ritorno ho orgogliosamente esposto nella bacheca della nostra sede.

Come di consueto non descrivo l'imponente sfilata di domenica e la cerimonia conclusiva; sul web, televisioni e stampa locale si trovano cronache ampie e dettagliate.  Per concludere faccio due considerazioni: si è trattato di una attraversata, nel complesso ben organizzata, alla portata di ogni buon escursionista; non ho mai visto una colonna camminare così compatta con passo costante (quasi una marcia), nessuno è mai rimasto indietro, merito di Domenico, che è stato veramente eccezionale.

Infine, rilevo che, anche quest'anno, il solo Gruppo Alpini della Sezione di Verona che ha sfilato con il gagliardetto è stato quello di Calmasino. (Angelo Mancini)

 

A tutti i partecipanti è stata donata una copia del libro edito dall'Associazione Nazionale Alpini - Gruppo di Spiazzo Rendena: PELLEGRINI IN GRIOGIOVERDE di Marco Cimmino - ANA SPIAZZO: 50 ANNI DI STORIA di Walter Facchinelli.